Gaetano Spagnolo, 54 anni, lavora come addetto allo smistamento nel centro logistico di Trento, per conto di Poste Italiane. Come la maggior parte dei colleghi di reparto, arriva dal Sud Italia, dove ancora risiede la sua famiglia. Dopo mesi di precariato, Poste Italiane lo ha assunto a tempo indeterminato, ma con contratto part-time. Così oggi impiega la maggior parte del suo stipendio per pagare un affitto in Trentino. Dove i canoni sono aumentati del 30 per cento negli ultimi dieci anni. Per Silvia Cirillo, segretaria nazionale di Uilposte, Spagnolo ha però dato voce a tanti suoi colleghi che parlare non possono: più di 20mila, quelli che Uil definisce i lavoratori fantasma di Poste Italiane. Migliaia di precari in attesa di contratto a tempo indeterminato. A cui è stato dedicato un incontro nella sede di UilScuola a Trento. "Essere precari significa non avere diritti. Perché pur avendo le stesse regole contrattuali dei lavoratori stabili, non possono farle rispettare. Altrimenti ti dicono 'ti mandiamo a casa' ", afferma Cirillo. E quando si viene lasciati a casa possono trascorrere mesi e mesi, prima di essere richiamati in servizio. Così il precariato è diventato la triste realtà dei reparti logistica e recapito di Poste Italiane, oggi primo datore di lavoro in Italia con 120mila dipendenti a carico. Tra tra il 2017 e il 2023, la società ha stabilizzato poco più di 12mila dipendenti, a fronte degli oltre 90mila che vi hanno prestato servizio. Secondo il Movimento Lottiamo Insieme, fondato proprio da ex precari di Poste Italiane, solo uno su sette alla fine ottiene l'indeterminato.