
Cinque tentati suicidi, 12 casi di autolesionismo e 32 di aggressione contro agenti penitenziari. I numeri da inizio anno del carcere di Spini di Gardolo. Secondo Giovanni Maria Pavarin, Garante dei diritti dei detenuti della Provincia di Trento, i dati rispecchiano i problemi interni della struttura. In primis il sovraffollamento. Pavarin ha visitato il penitenziario di via Cesare Beccaria insieme ai consiglieri provinciali trentini che hanno aderito alla giornata di mobilitazione indetta dalla Conferenza Nazionale dei Garanti per sollecitare le istituzioni a fare di più, per tutelare i diritti dei detenuti, sulla scia dell’appello lanciato lo scorso 30 giugno dal Capo di Stato, Sergio Mattarella, al Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria. L’invito a visitare le case circondariali è stato dunque esteso ai politici di ogni livello in tutta la Penisola. In provincia di Trento è stato raccolto da tanti consiglieri di centro-sinistra. Nessuno della maggioranza di centro-destra. Tra i primi, Francesco Valduga di Campobase, che al termine della visita ha proposto di istituire un "provveditorato regionale che permetta di avere sul territorio una figura di riferimento che aiuti dal punto di vista della costruzione di percorsi". Proprio la scarsità di percorsi rieducativi viene indicata dagli addetti ai lavori tra le principali cause di recidiva tra i detenuti a livello nazionale. Il 70 per cento di quelli che scontano l’intera durata della pena dietro le sbarre, senza beneficiare di percorsi alternativi, torna a delinquere una volta tornato libero.