
Aumentano, e in modo preoccupante, i decessi in Italia legati all’abuso di cocaina, secondo quanto riporta la Relazione annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze. Chi acquista cocaina ricorre sempre più volentieri ai pusher sul dark web, la rete di siti accessibile soltanto tramite motori di ricerca che garantiscono all’utente una navigazione in totale anonimato. Uno studio dell’Università di Trento, condotto in collaborazione con l’Ateneo di Milano-Bicocca, evidenzia un paradosso tra i venditori online: chi dichiara una maggiore purezza del proprio prodotto, non sempre ottiene maggiori guadagni. Al contrario, sono le offerte di cocaina che dichiarano un valore di purezza compreso tra il 91 e il 99 per cento, a registrare i maggiori successi di vendite, mentre chi dichiara percentuali ancora più alte sulla qualità del proprio prodotto, genera spesso scetticismo e scarsa fiducia da parte dei consumatori. Lo studio è stato pubblicato di recente su Deviant Behavior, rivista scientifica che indaga le devianze sociali. Il primo firmatario è Filippo Andrei, assegnista di ricerca al Dipartimento di Sociologia e docente di Ricerca sociale all’Università di Trento. Insieme al collega Alberto Aziani dell’Università Milano-Bicocca, Andrei ha concluso dunque che i migliori venditori di cocaina sul dark web sono quelli che dichiarano un alto livello di purezza della propria merce, ma non di avere la sostanza più pura. I due ricercatori sono giunti a questo risultato dopo aver analizzato oltre 4 mila inserzioni di cocaina attive sulla piattaforma di trading clandestino AlphaBay, prima della sua chiusura. Il dato sorprende, fino a un certo punto: secondo gli esperti è risaputo che nella maggior parte dei casi la cocaina viene tagliata, prima di essere venduta, per questo è impossibile trovarla pura sul mercato con una percentuale superiore al 98%.