Con un documento inviato al Consorzio di bonifica Brenta, condiviso anche con la Regione Veneto e il ministero dell’agricoltura, sovranità alimentare e foreste, la Provincia Autonoma di Trento sottolinea con forze il suo “niet” all’opera. La prima delle sette argomentazioni riguarda le competenze della Provincia autonoma di Trento. Il progetto viola le disposizioni del Piano Generale di Utilizzazione delle Acque Pubbliche, che imporrebbe un accordo preventivo tra Trentino e Veneto, passaggio non previsto. Si toccano poi gli aspetti ambientali, gli aspetti geologici e i rischi di stabilità dei versanti, evidenziati anche a seguito dei sopralluoghi in zona del Servizio Geologico che hanno consentito di valutare la presenza di frane, dissesti e potenziali crolli rocciosi nell’incisione valliva del torrente Vanoi. Ci sono poi gli aspetti idraulici, quelli connessi con la disciplina normativa in materia di dighe, nonché gli aspetti inerenti all’utilizzazione di acque pubbliche. Non ultimo l’argomentazione che mette al centro gli equilibri della fauna ittica. La Val Cortella, si riassume nelle osservazioni, verrebbe occupata da un bacino del volume di milioni di metri cubi, lungo circa quattro chilometri, quasi completamente svuotato a scopo irriguo ogni anno, che avrebbe effetti dannosi sul mantenimento delle specie di pesci, in particolare della trota marmorata, impedendo ai riproduttori di risalire per deporre le uova e quindi producendo nel tempo un indebolimento della produzione ittica naturale. “Per il Trentino - dichiara il presidente Maurizio Fugatti - è prima di tutto una questione di responsabilità, nei confronti del nostro territorio e di quelli vicini”.