Un Natale segnato dal contrasto tra potere e fragilità, tra chi “conta” e chi sceglie di amare. Nell’omelia di Natale questa mattina nel Duomo di Trento, l’arcivescovo Lauro Tisi pone al centro l’immagine di un Dio senza casa, che nasce in una mangiatoia e rivoluziona la storia non con la forza ma con l’amore. Nell’omelia il Monsignore ha anche citato il recente monologo di Roberto Benigni su Pietro, sottolineando come Gesù rappresenti una rivoluzione capace di dividere la storia in due, introducendo una legge nuova, opposta a ogni logica di dominio: la legge dell’amore. Don Lauro si sofferma sul simbolo della tenda, dimora di un Dio senza casa, migrante, in fuga, segno di un amore che non possiede ma si espone, accetta il rischio e lascia spazio all’altro. Amare, argomenta monsignor Tisi, è infatti correre il rischio di non avere casa, perché scegli di avere come dimora il volto dell’altro. L’Arcivescovo allarga poi lo sguardo al mondo segnato dai conflitti: guerra e violenza non sono mai una soluzione, perché producono solo disperazione, solitudine e morte. Il messaggio conclusivo è netto: la vera forza non sta nell’ingrandire l’ego, ma nel farsi piccoli, ritrarsi come fa Dio nel Bambino di Betlemme. Una scelta che libera energie, genera futuro, rompe la solitudine ed è rivoluzione.