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Infiltrazioni mafiose: il Trentino non è un’oasi felice

Sabato 14 Dicembre - 17:06

Dalla Val di Sole e l’Alto Garda, per arrivare fino al Primiero e alla Val di Fiemme sono diverse le inchieste in Trentino. A giugno il Procuratore Raimondi parlava di tentacoli della mafia sul settore alberghiero, un centinaio i casi di interesse sospetto su hotel in difficoltà. Solo qualche giorno fa un’indagine di Demoskopica sul giro di affari illegali di mafia e ‘ndrangheta aveva contato 150 aziende a rischio in Trentino, perché alle prese con difficoltà economiche soprattutto nel dopo Covid. Dopo la chiusura di tre hotel al Passo del Tonale per mafia perché la società che li gestiva è comparsa in un'inchiesta sulla 'ndrangheta in Calabria, cresce la preoccupazione. Secondo lo studio sull'attività di welfare criminale delle mafie sul comparto turistico il Trentino rimane però meno vulnerabile rispetto ad altri territori: con un punteggio pari a 93,3 risulta a rischio basso in un giro d'affari della criminalità organizzata che arriva a 3,3 miliardi di euro, di cui quasi la metà concentrato nelle realtà del Nord. I sindacati si uniscono: Cgil, Cisl Uil chiedono controlli e tutele per i lavoratori coinvolti nelle chiusure, la Provincia parla di casi isolati mentre la politica si interroga. “Pensiamo che sottovalutare gli episodi emersi sia ciò che di più errato si possa fare in questo momento – scrive il PD del Trentino in una nota - L’obiettivo prioritario è quello di creare una grande alleanza che veda schierata la politica, l’amministrazione pubblica, le categorie economiche e tutti gli attori sociali contro la corruzione e il malaffare”.

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