
Continua a far parlare il caso nato pochi giorni fa riguardante la pagina Facebook “Mia Moglie”, una comunità online dove venivano pubblicate foto e video di donne, mogli, madri, sorelle o perfette sconosciute, senza il loro consenso. Un gruppo formato da 32 mila iscritti dove immagini intime, spesso rubate nella quotidianità o nella sfera sessuale, venivano accompagnate da commenti violenti e sessisti. Gli iscritti arrivavano da tutta Italia, compreso il Trentino-Alto Adige, come dimostrano i messaggi presenti sulla pagina, attualmente chiusa. Una vicenda che richiama alla memoria il caso di Gisèle Pelicot, la donna che, sotto sostanze somministrate dal marito, veniva costretta a subire gravi abusi da parte di altri uomini. Due casi diversi, ma che riportano attenzione cruciale sul problema della violenza sulle donne, e di come sia tutt’ora una battaglia da affrontare. Ma le polemiche non si placano: gruppi similari sono riapparsi su WhatsApp e Telegram. I magistrati e le forze dell’ordine invitano a denunciare quello che è un fenomeno che rientra a tutti gli effetti nella sfera della violenza, e che nonostante le denunce non si è fermato, ma si è solo spostato da una piattaforma all’altra.