Femminile sovraesteso è già polemica. Il nuovo regolamento dell'Università di Trento che prevede la declinazione al genere femminile di tutti i ruoli e cariche, anche se ad occuparli è un uomo, divide la politica trentina. Le prime a parlarne sono le donne, tra chi la trova una provocazione eccessiva e chi invece vede il femminile sovraesteso uno strumento che pone l'attenzione sulla questione di genere irrisolta. All’Università di Trento è arrivato l’eroe o meglio l’eroina del quale non avevamo bisogno, “il femminile sovraesteso” , così riporta la vignetta del Coordinamento DAria che risponde alla polemica dell’introduzione nel regolamento generale interno Unitn della declinazione al genere femminile di tutti i ruoli e cariche, anche se ad occuparli è un uomo. L’esclusione del genere maschile, del ruolo che da anni ricopre nelle Istituzioni con il conseguente adeguamento della donna nei secoli fa parlare le donne stesse, sono in molte a non accettare un ribaltamento di prospettiva. Ne è un esempio la consigliera Vanessa Masè de ‘La civica’ che la trova “una forzatura”, secondo la consigliera non sarebbe d’aiuto nella questione di genere, anzi la provocazione eccessiva “inasprirebbe la frattura tra i generi”. La polemica generatasi a seguito della scelta di Unitn di rivedere il proprio regolamento interno non si placa, la consigliera Paola Demagri propone altresì di valorizzare il tracciato delineato dall’Ateneo trentino, delle linee guida a cui stanno già rispondendo altre Università, come quella di Pisa, la consigliera di Casa Autonomia.eu dice:“accettiamo questo nuovo paradigma”, usiamo “rettrice” e “segretaria” per vincere la lotta all’inclusione di genere.