
Dopo lo stop del Tar, il progetto del Not - la realizzazione del nuovo plesso ospedaliero destinato anche ad accogliere le funzioni di sede universitaria della facoltà di medicina di Trento - subisce un’altra battuta d’arresto, questa volta inaspettata. Sembrava la volta buona per i trentini e per i professionisti che da anni attendono di lavorare in una struttura all’avanguardia moderna e integrata. Un green hospital che dovrebbe ospitare 10.000 persone al giorno tra personale, utenti e studenti. Il timore dell’Ordine dei Medici è che dopo lo stop si rallenti tutto inevitabilmente, in tema anche di investimenti sulle grandi tecnologie. “Un progetto che sfuma all’orizzonte, così come il fascino del territorio". "Il rischio" - avverte il presidente dell’Ordine dei medici, Giovanni de Pretis - “è quello di perdere l'attrattività in un momento cruciale per l'implementazione dell'organico sanitario”. Entro la fine del 2026 vi era la volontà da parte della Giunta provinciale di iniziare con i lavori per un’opera di fondamentale importanza. La necessità di salutare il Santa Chiara è ormai sotto gli occhi di tutti, "la struttura" - che ha ben 55 anni d’età - "non è adeguata". “Attivare l’ospedale nuovo di Trento è più che mai un’urgenza” – spiega preoccupato de Pretis – “ in questi giorni di caldo estremo era infattibile dare conforto ai pazienti in stanze da quattro, senza aria condizionata”.