Attualmente sono 10 i Centri di Permanenza per il Rimpatrio attivi in Italia. A Trento sorgerà l'undicesimo, questo ormai è certo, ancora però non sono state sciolte le riserve sul dove. Se ne è parlato oggi all'incontro tra il presidente della Provincia di Trento e il sottosegretario all'Interno Nicola Molteni. Piaccia o no anche il Trentino avrà il suo Centro di permanenza per il rimpatrio. "Sono in corso" - ha spiegato Molteni - "le interlocuzioni tecniche con il Ministero dell'Interno in vista della sottoscrizione di uno specifico accordo, a cui seguirà l'avvio dei lavori di realizzazione del centro". Dove sorgerà questa struttura rimane ancora un mistero, non è stata né confermata né smentita l’area della motorizzazione ubicata nel quartiere di Piedicastello a Trento, ma quel che trapela dall’incontro è che non sia l’unica zona presa in considerazione. Sarebbe solo questione di tempo insomma, di cui 6 mesi per i tempi di attivazione del centro stesso. Nessuna scadenza temporale, invece per la fase attuale, quella tecnica, dove verrà, tra le varie decisioni da prendere, individuata e confermata la struttura idonea. Quel che è certo è che il Cpr trentino sarà di dimensioni ridotte con un numero di posti limitati a un massimo di 25. La struttura avrà un percorso tutto Trentino anche per quanto concerne le Commissioni e permetterà di semplificare il lavoro per la sicurezza svolto dalle forze dell'ordine, oltre ad avere una funzione di deterrenza. Secondo quanto specificato dal sottosegretario all'Interno, i costi del nuovo Centro di permanenza per il rimpatrio saranno completamente a carico del Ministero. "Più Cpr, più sicurezza per i territori" – sottolinea Molteni, che specifica – "non sono strutture carcerarie, ma luoghi deputati all’identificazione e al rimpatrio di soggetti ritenuti pericolosi per la sicurezza pubblica, sulla base di condanne e della convalida al trattenimento da parte dell’autorità giudiziaria". La gestione, invece, è in capo a enti terzi.