Una panoramica completa sulla potenziale capacità di trasmettere malattie da parte delle zanzare in Europa e in America, con una mappatura delle aree in cui la sorveglianza dei contagi e il controllo di questi insetti dovrebbero avere la priorità. Sono questi i risultati dello studio scientifico “Estimating the potential risk of transmission of arboviruses in the Americas and Europe: a modelling study” appena pubblicato sulla rivista scientifica The Lancet Planetary Health e condotto da un team internazionale di ricerca coordinato da Stefano Merler e Piero Poletti della Fondazione Bruno Kessler, comprendente anche la Fondazione Edmund Mach e l’Università di Trento. Nel lavoro sono fornite stime sulla diffusione di due diverse specie di zanzara, Aedes aegypti e Aedes albopictus, nonché stime del potenziale rischio di trasmissione autoctona di alcuni arbovirus, come chikungunya, dengue e Zika. È emerso che gran parte del territorio italiano è esposto al rischio di trasmissione autoctona di chikungunya, come testimoniato dalle recenti epidemie in Emilia Romagna (2007), Lazio e Calabria (2017). L'assenza della zanzara Aedes aegypti rende meno alto il rischio di trasmissione di dengue e Zika ma quello di trasmissione autoctona di dengue non è comunque trascurabile, inoltre secondo lo studio il clima dell'Europa mediterranea è favorevole a una reintroduzione dell’aegypti. In generale è riscontrato che le tendenze climatiche in atto aumentano la potenziale diffusione di entrambe le specie di zanzare calcolata tra il 2020 e il 2040, soprattutto in Europa e negli Stati Uniti. Le stime hanno evidenziato che gli arbovirus considerati nello studio sono endemici nei paesi tropicali e subtropicali, con i rischi più elevati di trasmissione in America centrale, Venezuela, Colombia e Brasile centro-orientale.