Venerdì 20 Giugno - 08:15

Il 20 giugno resta una data storica per l’alpinismo trentino, tradizionalmente associata all’apertura dei rifugi. Tuttavia, da diversi anni, il calendario della montagna è cambiato radicalmente: le stagioni si allungano, le temperature salgono prima e la frequentazione delle alte quote è ormai diffusa durante tutto l’arco dell’anno, non esenti però alcune difficoltà dovute da questo turismo prolungato. L’estate 2025 si presenta infatti complessa. Le nevicate invernali sono state più scarse rispetto al 2024 e il caldo precoce di giugno ha accelerato lo scioglimento, lasciando molte zone già libere dalla neve. Dei 150 rifugi presenti sul territorio trentino, ben 35 fanno capo alla Società degli Alpinisti Tridentini (SAT), molti dei quali con vocazione prettamente alpinistica. Quasi tutti hanno già aperto i battenti: sul versante nord della Presanella, Il rifugio Segantini (2373 m) ha anticipato l’apertura alla fine di maggio. Anche il rifugio Città di Trento al Mandron (2449 m) è già attivo dalla primavera per lo scialpinismo. Attivi anche i rifugi Ottone Brentari (2473 m), al lago di Cima d’Asta, ha aperto il 14 giugno, il rifugio Pedrotti alla Rosetta nella medesima data, mentre il rifugio Roda di Vael (2283 m) nel Gruppo del Catinaccio ha aperto già a fine maggio, grazie anche al ponte della Pentecoste. Con l’anticipo delle aperture, i proprietari dei rifugi si confrontano ogni anno con nuove sfide, prima fra tutte la gestione delle risorse idriche, sempre più scarse. La montagna si adatta, e con essa anche chi la vive e la gestisce quotidianamente.