Pensionati e lavoratori, in Trentino scarto di sole 45mila unità

Sabato 18 Novembre - 11:35

Il sistema paese è ancora in positivo, con un +327mila occupati rispetto ai pensionati, ma la cgia lancia l’allarme: dall’ultimo studio si evince come nel mezzogiorno il sorpasso sia già avvenuto, con oltre un milione di pensionati che superano la quota dei lavoratori. L’età media dei cittadini cresce, la denatalità assottiglia le fila della popolazione in età attiva e aumentano le regioni con saldo negativo, anche a causa del lavoro in nero che sfugge alla tassazione statale. Sono ben 11, oltre la metà del totale, quelle con più pensionati che lavoratori, dai 14mila delle Marche ai 303mila della Sicilia. Le altre nove hanno un saldo positivo che però non è sempre ampio. La miglior performance è quella della Lombardia, dove ci sono 733mila lavoratori in più rispetto alla quota pensionati, la peggiore quella della Val d’Aosta con uno scarto di solo 5mila unità. Il Trentino Alto Adige è sesto in questa classifica, con uno scarto positivo di +132mila, ben sotto però al dato del Nord Est, che segna +695mila, e anche a quello nazionale, a +327mila. Al Trentino la maglia nera in regione: tra le province italiane Bolzano è quinta - prima e seconda le grandi metropoli di Milano e Roma che ottengono i punteggi più alto - mentre Trento è solo 15esima con un +45mila, poca cosa danti al +87mila dell’Alto Adige. La ricetta per invertire il trend non è semplice: si tratterebbe di allargare la base occupazionale. A livello nazionale secondo la Cgia sarebbero diverse le politiche adatte: innanzitutto portare a galla il lavoro in nero, che per l’Istat occupa 3milioni di persone; in secondo luogo favorire l’ingresso delle donne nel mercato del lavoro, visto che siamo fanalino di coda in Europa per il tasso di occupazione femminile (pari al 50 per cento circa). Infine andando in pensione ancora più tardi e innalzando il livello di istruzione della forza lavoro che in Italia è ancora tra i più bassi di tutta l’UE. Quali che saranno le risposte che la politica saprà dare, quello che secondo lo studio è certo è la necessità di agire perché – scrive la Cgia - sanità e la previdenza rischiano di implodere.

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