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Prima strage di Cavalese 49 anni fa: l'anniversario della tragedia

Domenica 09 Marzo - 15:38

Domenica 9 marzo, 1976. Ore 17.20. La cabina di una funivia sta riportando a valle un carico misto di sciatori e villeggianti, giù dall’Alpe Cermis, fino al paesino di Cavalese, nella penultima corsa della giornata. All’improvviso i due cavi in acciaio che trasportano la cabina si accavallano e il vano viene fatto procedere manualmente. Poi, però, la fune portante si spezza e la cabina precipita sulla parete della montagna. Con a bordo 42 persone, tra cui 15 bambini. Italiani e stranieri. Accadde così, 49 anni fa, la strage della funivia di Cavalese. La più grave tragedia nella storia del trasporto funicolare. Il bilancio fu di 41 morti e una persona ferita. Unica sopravvissuta fu Alessandra Piovesana, 14 anni, studentessa di Milano in vacanza. Si salvò per miracolo: dopo un volo di circa 70 metri, al momento dell’impatto il suo corpo fu protetto, per puro caso, da quello degli altri passeggeri. Morti schiacciati fra le lamiere dopo altri cento metri di scivolo lungo il pendio della montagna. Le indagini che seguirono all’incidente scoprirono che il sistema automatico di sicurezza della funivia era stato disinserito per velocizzare il trasporto dei passeggeri. Nel 1981 Carlo Schweizer, il manovratore, fu condannato dalla Corte di Cassazione come unico responsabile della strage: in carcere trascorse in tutto nove mesi. In un secondo processo venne poi condannato a tre anni anche il capo servizio, Aldo Gianmoena. Per entrambi l’accusa fu di omicidio colposo. Dopo essere stata ricostruita, il 3 febbraio 1998 la funivia di Cavalese divenne ancora teatro di morte. Quel giorno, l'impianto fu colpito accidentalmente da un aereo militare statunitense che durante un volo di addestramento tranciò di netto il cavo della funivia, provocando la morte di altre venti persone. Il processo negli Stati Uniti si concluse con l’assoluzione dei due piloti.

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