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Stava, la prima pattuglia dei carabinieri sul posto

Sabato 19 Luglio - 12:22

“Il 19 di luglio del 1985 era una giornata calda di sole, il cielo azzurro di luglio non prometteva pioggia, quella chiamata arrivo come un fulmine a ciel sereno”. Inizia così il racconto di Sergio Nardin, che all’epoca era un giovane carabiniere scelto di 34 anni con già anni di esperienza presso il nucleo di radiomobile della compagnia dei carabinieri di Cavalese. Il giorno della tragedia di Stava, come capo pattuglia, fu lui a rispondere a quella chiamata d’emergenza. Il disastro della val di Stava, causato dal crollo dei bacini di decantazione della miniera di Prestavel: centottantamila metri cubi di fango che distrusse case, alberghi e uccise 268 persone. "Il fango aveva ricoperto ogni cosa". "Si scavava" – racconta il carabiniere – "ma sotto il fango non c’erano cadaveri, solo quello che NE rimaneva: corpi e volti straziati". Le responsabilità del disastro furono successivamente indagate e attribuite a negligenze e mancanze nella costruzione e gestione dei bacini. Le operazioni di soccorso furono complesse e coinvolsero diverse forze. In particolare, i Carabinieri, insieme agli altri corpi, contribuirono a soccorrere i superstiti, a recuperare le salme e a garantire la sicurezza nella zona colpita. Quarant’anni dopo il ringraziamento va a tutti loro: eroi instancabili.

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