Venerdì 09 Giugno - 10:51

Il Trentino è terra di ciliegi con 250 ettari sparsi tra la Valsugana, la valle di Non, il Bleggio e le colline della valle dell’Adige. Tutto è iniziato negli anni ’90, quando si è cominciato a coltivare in particolare le ciliegie tardive, di varietà Kordia e Regina, la cui raccolta incomincia a metà giugno e termina nella prima metà di agosto, quando le ciliegie provenienti da altre zone d’Italia più calde sono già esaurite. Per questo la produzione trentina rappresenta la quasi totalità della raccolta di fine stagione. All'azienda di Vigalzano, la Fondazione Mach ha illustrato ai produttori i risultati delle prove che riguardano le forme di allevamento, i portinnesti, la difesa dalle gelate tardive, l’uso dei fitoregolatori e il miglioramento della qualità finale delle produzioni. Per quanto riguarda le forme di allevamento testate a Vigalzano sulle varietà Kordia e Regina, le più presenti in Trentino, è emerso come i sistemi di coltivazione a maggior densità di impianto, come biasse e super spindle, abbiano mostrato per Kordia maggiori performance produttive. Durante la visita all’impianto sono state illustrate le tecniche di potatura utilizzate per costruire nel corso delle stagioni le diverse forme di allevamento. Parte di queste attività sperimentali sono state recentemente presentate al 9° International Cherry Symposium di Pechino. Per quanto riguarda la qualità interna delle ciliegie, la variabilità risulta legata soprattutto alle variazioni stagionali. Per questo esistono App mirate che danno l’allarme agli agricoltori, quando il termometro scende sotto zero e sui rami ci sono già i fiori. Quest’anno le gelate di aprile avevano causato danni alle fioriture in diverse zone del Trentino, in particolare in val di Non e nella piana a sud di Trento. Ma i fuochi accesi tra i filari, assieme ai fondi mutualistici, hanno messo a riparo buona parte del raccolto.