Negli ultimi anni, le iscrizioni all’università in Italia sono aumentate, ma le prospettive per il futuro appaiono meno promettenti. Anche per l’anno accademico 2025-2026, crescono le immatricolazioni nelle università italiane. Secondo i dati provvisori dell’Anagrafe Nazionale degli Studenti Universitari, l’incremento degli iscritti rispetto a marzo 2024 è del +5,3%. Un aumento generalizzato in tutta Italia, ma con differenze significative tra le aree geografiche: in testa il Centro Italia, con un +14%; segue il Sud con un +6,1%. Più contenuto l’aumento nel Nord-Est, +2%, mentre nel Nord-Ovest si registra addirittura un lieve calo, -0,9%. Numeri oggi in crescita, ma destinati a calare drasticamente nei prossimi anni. La causa principale è la denatalità: una glaciazione demografica che, secondo le stime, porterà 1 milione di studenti in meno nel giro di 10 anni. Le conseguenze si rifletteranno sul mondo del lavoro: secondo i dati ISTAT, entro il 2040 il numero di persone in età lavorativa diminuirà di circa 5 milioni. Il calo delle nuove immatricolazioni è previsto a partire dal 2030: meno studenti oggi significa meno lavoratori qualificati domani. Questione preoccupante, dal momento che l’Italia è già in coda alle classifiche europee per numero di laureati. Secondo l’Istat, nel 2024 solo il 31,6% dei giovani tra i 25 e i 34 anni ha conseguito un titolo universitario, lontano dall’obiettivo europeo del 45% fissato dal Quadro strategico per la cooperazione nel settore dell’istruzione.