Martedì 18 Gennaio - 16:48

Lavoro e maternità, un binomio dalle complesse interazioni. Anche nel 2022 si torna a parlare di tassi di natalità e denatalità, con 12.500 nascite in meno nei primi 9 mesi del 2021 rispetto allo stesso periodo del 2020, un calo quasi doppio rispetto a quanto osservato tra gennaio e settembre dell’anno precedente. Numeri che riflettono la difficile situazione pandemica, ma che confermano una tendenza già in atto da decenni. La maternità infatti non è più un obiettivo di vita per moltissime donne e coppie. La nascita di un figlio spesso costringe le donne a lasciare il posto di lavoro o di non inserirsi del tutto nel tessuto produttivo nazionale. I dati parlano chiaro: se il 72% di donne senza figli sono occupate, la percentuale scende al 57% tra quelle che hanno uno o più bambini. Il dato si inverte nella componente maschile delle coppie: i padri lavorano nell’89% dei casi, contro l’83% dei non padri. La correlazione sì figli – no lavoro non è però assoluta. In molti paesi dell’Europa settentrionale le donne che hanno più figli sono anche quelle che lavorano di più, e così è anche nel nord Italia. Un dato che va letto in funzione della necessità di due stipendi per sostenere la famiglia, ma anche come una lode ai servizi per la maternità, alla famiglia e alla conciliazione vita-lavoro. Ci sono poi persone, uomini e donne, che figli non ne vogliono, non per contingenze economiche o sociali, ma per convinzione personale. Una piccola ma significativa percentuale di coppie cosiddette “child free” per le quali maternità e paternità non sono comprese nella lista dei desideri.